sabato 26 febbraio 2011

Altri spazi meno densi

Ora che occhi hanno altri spazi
tempi, da non guardare a fondo
parlano in dispersioni di colore
nel più povero dei discorsi;
immaginabile:

diluiscono l'armonia e i toni
con la benzina nei percorsi labili
fino alle nostre ombre tenute per mano
e tendenti allo zero
come ghiaccio affogato in un negroni

Appoggiati al bancone
sciogliamo così, svanendo nel gusto 
a ogni sorso meno denso

martedì 22 febbraio 2011

Un velo di luna

Amo, del silenzio
la posa, come un suono
trasparente sulle cose


Amo quel timbro
del tempo che trattiene
fluide
a sé luci e vibrazioni
-come il piovuto fermo-
tra la terra e l'aria
il non visto al cielo


stagno in cui riflesso
è l'infinito s e m p r e
del suo divenire

martedì 15 febbraio 2011

Pensieri in una foglia

Carezzare la gatta, le mie tempie
è malinconia regressa
lo stoppino di un lume perso
nell'umore di un carnevale
che s'accende cangiante in cartapesta;
scende dalla fiaccola
cola d'anima e gocciola nel vuoto


Vestiti, trucchi e coriandoli
bagnati nel ricordo delle botte
-e solo, forse
quel che sono- passa
come il timore
nel guardare quei colori
saturi del paesaggio lavico


dall'ocra al nero
sul percorso arso
da magma nello stomaco


Delusioni in fusione
si spengono di lacrime nella gola
e lasciano ricordi a salire alti
per sciogliersi in tramontana
evaporando al sole un giorno


nell'attesa notte, dalle guazze
dolci a lavare rughe e pensieri
chiusi tra foglie
così
come il vento a sognare

lunedì 14 febbraio 2011

Solo per me

Dimmi il mio nome
con la tua voce


e mi passi attraverso


Sanguino perle
nel rosso
che accoppia i pensieri
sciolti nell'oppio
spinti, agli occhi di luce
e bagnati a pensare l'altrove


Le mani a guarire nel vento
il palmo
finestra sulla mia carne
a rianimare la morte
nello sfiorare la lingua il mio cuore

venerdì 11 febbraio 2011

Lacrime adombrate nell'argento




Così piccole le tue mani
da lasciare sfuggire i pensieri
che ora si involano
neri e confusi
al notturno, verso sud

I tuoi capelli in sogno
seguono le preghiere nel blu
del ritorno, col viso rivolto
alle parole dolci
al deserto caramello
in mille briciole
di stella

Il sole alle spalle
ignora le tue lacrime
adombrate nell'argento


mercoledì 9 febbraio 2011

Mentre dormi


















Amore, diremmo ora
mentre le parole viaggiano in tangenziali
raccordi e svincoli, evitando l'uscita centro
-che conosco fin nel profondo-
fingendo una meta senza terra
zingari della storia, la nostra
di amanti labili


Saprò attendere nelle tue scarpe
nel tuo passare che sa di nostro
questa sera
in code di musiche anni 80
nel buio rosso e lattine in lacrime
ai finestrini aperti come i pensieri


Nel silenzio, al passare dei lampioni
mi accorgo che la guida è rotolare
di anime liberate in un tondo
che piovere è cadere dal basso e risalire
che al mattino eri nel sole, stasera una pelle
nel nero del tuo dormire e vedere
con occhi che non pensano a niente
abbandonata al sogno
del viaggio in un viaggio
come gomitoli di lana e gatti


Un giocare che dura
mio amore
che voglio amare, sentirne l'odore
respiro di piante
di gomme che bruciano vita negli anni
fino al bianco delle case sul mare


Senti, anche se dormi, l'odore dei campi
arsi a preparare la terra per altro grano;
la notte ha poco da immaginare
nei miei occhi:
hanno verità così semplici
eppure domani saranno in ombra
al solito sole


E' bello rivedere i passaggi
nei percorsi nuovi
i cerchi che tornano sempre
dal cielo alla terra
dalla terra in nuvole arancioni
poi grigie al nero tra le stelle
e le tue palpebre
dolci
sulla pelle come coperte
per sognare il tuo amarmi

Deserti di noi

Scorso l'orizzonte
di lune
sole
il nuovo
posa nuvole di cipria


e la mano che si apre
radica nella sabbia
e sente
al passare del vento
pensare l'Oriente

Uccidi, poi non vuoi morire

Unisci i pensieri in un cerchio
un bracciale
con la testa china a fissarne il vuoto
senza luci, parole, una voce


La mia notte non rimpiange il sole;
forse una musica
un lampione amico
che da acceso si spegneva
per riaccendersi
a disegnarti perfezione
nella carne, mente del tuo amare
fingendo l'eterno quando eri una luna


Le pellicine mangiate e illuminate
al frenetico e più elevato pensiero
tuo possibile:
''dovrò depilarmi per un intimo decente
da mostrare col sorriso lisciato'';


e già!
è passato: godere è così breve


Dissolvo questo inutile cerchio
in coscienza di cose leggere
e dico
''vai a cagare, per favore
non è il modo di cingere un cuore''

Sarai un silenzio: di uomo in uomo

Vengono le persone e
vanno come figure nauseanti
e l a s t i c h e
ma il sogno resta; e a me basta
per godere di questo capriccio


Un giorno non sarò terra o
vento
non sarò il giardino per gli amanti
né l'acquario dei tuoi pagliacci


Sarò talmente inutile che
i denti batteranno fino a rompersi
in frantumi di silenzio


a ricordarmi: il senso


Le parole? Le mie, poi
del tutto hanno il niente che sgretola
alla prima lettura come fossero o s s a


tenere


sul fondo di un oceano che comprime
|aria il sole la mia vita|


Sarà a breve e canterò
con l'ugola che gode
del silenzio la follia
occhi senza riferimenti e sembianze


Schizzami, Dio
dammi tatuaggi che siano semi di speranza
parlami del tuo stare nascosto
a sussurare idee nuove (sempre le stesse)
-inascoltate-
che girano cicliche a morire
di uomo in uomo
in questo nero e ancora niente

Questo stare gelido: senza te

Com'è fredda l'aria al mattino
Hai smesso di seguirmi
ed io mangio cemento e acciaio
per non finire come ramo
nel greto di un torrente


Sapessi come fare per fermarmi
e non gelare tra le luci della sera
mentre i lacci mi seguono svogliati


Potessi stare nell'odore del tuo caffè
come in te, dentro a non morire, a non essere
rincorso da questo stare gelido


Le fabbriche mi fanno paura
mi svuotano il cuore
non hanno le farfalle
i colori; mi piantano viti nelle ossa


Gli alberi non piangono la resina
ed io brucerò lentamente
come un copertone
senza l'amore della tua pioggia

Il vento disse ti amo

Camminava solo, a testa bassa
strusciando il passo sui sanpietrini


Si fermò, sedendo sul sagrato
gelido, sotto l'angelo d'oro
ossidato dallo sperare


Due monete, nelle mani incerte
sembravano incantare
la fragilità in carne e senza parole


Ne alzò una al cielo
come a guardare attraverso
per rivedere i colori
irreali, di quel demone creatore


Riprese il cammino lasciandosi lì
bambino
a fare compagnia all'abbandono


Non aveva più mani da tenere al mento
e così, al tempo, lasciò le parole
di cose amate e le voci
che nel vino dissero il vero:
delle puttane l'odore
e dei governi il nero


Il pianto alle finestre chiuse
le primavere e le ginestre
furono nel vento
che disse t'amo al primo uomo nudo
e lasciò le bandiere, stese come lenzuola

Italia: la speranza e l'inganno

Passavi al finestrino
lungo il viaggio degli emigranti, sorpresi
nel vederti così piena
dei colori che tessevi come fili
a segnarne il ritorno


Tra pianure libere
sotto l'azzurro e le scogliere
-fermate alle stazioni dai nomi nuovi
scritti su di un foglio a ricordare-
la fame non era dolore, ma anima
che attendeva di un sogno il fiorire


|Il fiato, quasi, si fermava
rimaneva nelle parole
che portavano il paesaggio
e nel tenere immobile lo sguardo
per farsi carezzare dal suo correre|


A te si stringevano le mani, magre
di amori pieni, di speranza
che lacrime seminavano sulle rotaie
da una casa lasciata per sempre
verso un futuro che non sarà mai: Stato

Per dimenticare

Vibra, sul filo della sabbia
il sapore di un raggio
filtrato dal bicchiere
nell'unicità dello sguardo
che regge il sole, fermo
al colore che amo


Finisco disciolto tra i granelli
in piccole gocce salmastre
utile, ora, alla massa informe
nell'attesa di mani creative


Sdraiato, ridisegno una terra
e da una collina sparo
alberi e acqua
In cortei vanno le farfalle
che si aprono sui rami
a foglie
e spingono vento; le correnti ai fiumi


Avrò branchie per vivere l'abisso
e ali per rincorrermi nel tempo
di paesaggi nuovi a dimenticare
i passi e il freddo delle tue piogge

In angoli perfetti

Così, morbido diviene il muro
nel posare la mia schiena
come fossimo il silenzio
per starsi in viso ogni ora
in sguardo sbieco e parallelo
sollevati
differenti in angoli perfetti


Mandarini in mano al destino
riempiamo l'aria di un natale
e di luce i cerchi schiusi


A passi teneri nello stomaco
arancio rosa, al nostro tempo


si accosta un vento assenza neve

Farsi una torta e non un torto


è che c'è sempre una scelta da fare
qualcosa
come andare a tagliare le mele
preparare una torta
per dare un odore, una casa
a queste mura così squadrate
da spaccare i mandarini
da pelarci la testa


Potremmo ingoiarci a turno tra le vicende
e i racconti neobarocchi dell'Emilio
senza uno sbaglio e intoppi tra i denti


piuttosto
sarebbe da prendere una moto
a inizio cottura
per fare un giro sul lungomare
a fottersi nel vento
a tatuarsi alberi negli occhi
per non vedere lacrime, ma foglie cadere
e non farsi torti

Leggerezza

E' il vento che ci assorbe
la terra al sole, il silenzio
le nuvole dallo sguardo bianco
nell'assenza involontaria


Non è per gravitare
lo stare su di un ramo
piuttosto che in terra
se come pioggia non abbiamo percorsi
e soli cadiamo, ciechi
separati nei singoli destini
leggeri nell'aria che non si fa sentire

Nel filo invisibile

Dormi
e dei respiri ne fai lenzuola
che sventolano nel sogno piume
e dita, a guidarti nello slargo dei pensieri
illuminati da lampi rosa nel nero


S'adagiano i piedi, il battere dei cuori
gli arti si fanno vene tese
dallo zenit al nadir
nel filo invisibile di una perla

Il silenzio e la luna

Le ciglia posavano sulla riva coriandoli
e luce nell'azzurro, l'attesa
era il vento e l'onda come un viso
tra le mani


di silenzio, spezzato nei granelli
portato da formiche e dal tempo
che la sabbia lanciava dall'ombra
passandolo a notte
e si apriva di luna

Soledad: in ombra, silenziosa

Un aperitivo dalle sei, scalzo in riva al mare,
mentre l'aperto condiziona col suo colore:
dall'ocra al torpore della nuda anima serale
e la sfuggente notturna, da cercare con le mani,
nella carne salmastra, stremata da un freno tirato a lungo,
che allenta lasciando il profumo nel vento
scuro dei baci a mezzanotte.
Passa tra i tuoi capelli, anima, accarezza i pensieri,
dolce della malinconia e di tutte le assenze vissute e avvenire;
un istante sono Dio
tra le tua labbra, con le mie mani strette sul viso.

Violenta come tempesta di Luglio, vorrei sentirmi padre
e tu madre del figlio che mai nascerà, nel perpetuo increspare,
e tornare,

andare di onde sulla riva
asciugarsi di sabbia

appena bagnata
in silenzio, cercando una lingua
che sciolga la gola



e queste parole

tra parole che si fermano
fatte del suono di una piega
in ombra piccola, come l'amore


e senza attendere un nuovo sole
evaporano
o filtrano liquide in strade
in cerca di un cuore che sappiano dirle
di voce

Al ritorno

Contrastano i colori saturi
dalla pioggia in pozzanghere
e fuochi di rosso col grigio
in disarmonie animate

e si lava il viso
per asciugarsi al mosso dell'aria
nel ritorno costante
stringendo tra mani la fibra
nella vana agonia del dolore