Non è parola strinta nella carne
Negli sguardi dei giorni che chiami
senza dolore, è olio aria, sia pioggia o sole
un buio di petali staminali che accende pennelli
disegni nei colori incompiuti
Alberghi dove vergini si devastano lacrime
levitando i secondi persi nelle mani
a definire linee e denti meno stretti
in meraviglie di bocche socchiuse
Libero lei, incendiaria, passa all'inchiostro
una semina sul selciato della gioia
che rara fiorisce tra i passi e il passato
La chiocciola tibetana
sabato 23 luglio 2011
mercoledì 8 giugno 2011
Shoji
Sono angoli marcati lungo i sentieri
pensieri posati in semi
e giunti nudi alla speranza soffiata
in brezza -il mattino piegato al letto
nelle giravolte solitarie dallo scarlatto al rosa-
ché niente era ferita se curata mite
Segnali inarcati come ponti
crepano tra le emozioni
per bagnare gole dai suoni morti
e statici
tremano un solo istante
nelle dita allungate in cerca di atomi
un déjà vu gli addii fioriti...
(Dalle pareti in carta passavano le ombre
dei balli parigini, i tavoli innamorati al sole
che raccontava i viaggi dalle fronde
e mani indiane nel disegnare sguardi
legati nell'iperbole ad una stella scura
La cenere sposata ai mulinelli
le labbra sul bicchiere
nel non chiedersi amore, ma solo restare
per cadere a notte nella pelle
e frangersi in lucciole, vestiti di more)
giovedì 2 giugno 2011
Polvere 2 (Finestre d'inchiostro)
E non ricordo bene
quei calchi
descritti nel tempo
ma lo sguardo della rondine
aveva, più che il nero
o dell'imprimere sul foglio un passionale fermo
la compassione trasparente
La finestra fu porta sul dolce dare
madre e distruzione
che sotto gronda
segnò un nido di purezza
lasciando al vento la ragione
Gocciolano ancora
da quei suoi occhi memorie
e d'inchiostro, le primavere torte
quei calchi
descritti nel tempo
ma lo sguardo della rondine
aveva, più che il nero
o dell'imprimere sul foglio un passionale fermo
la compassione trasparente
La finestra fu porta sul dolce dare
madre e distruzione
che sotto gronda
segnò un nido di purezza
lasciando al vento la ragione
Gocciolano ancora
da quei suoi occhi memorie
e d'inchiostro, le primavere torte
giovedì 26 maggio 2011
Domani
La casa è una mensola
di riflessi poggiati sui gomiti
per sentire l'aria
e a sera
di vertigini stanziali
ché al sorriso in ombra
di un giorno
finito certo, sono alle spalle
non un gatto, un divano
ma penisole per morire poco
nelle ore del non pensare
in strade moltiplicate al bivio
e dei papaveri
in primavere di baci lontani lucciole
in un silenzio di cicale
da cui riparte il tempo ascritto
di riflessi poggiati sui gomiti
per sentire l'aria
e a sera
di vertigini stanziali
ché al sorriso in ombra
di un giorno
finito certo, sono alle spalle
non un gatto, un divano
ma penisole per morire poco
nelle ore del non pensare
in strade moltiplicate al bivio
e dei papaveri
in primavere di baci lontani lucciole
in un silenzio di cicale
da cui riparte il tempo ascritto
giovedì 19 maggio 2011
Il campo dei sogni
Avevamo semi da gettare in quel rosso di Marte
mentre tenevo il tuo braccio per aiutare il tiro
morbido
dalle dita si aprivano e a rosa
nei tuoi occhi increduli
serbavano la vita
che al piano delle parole, fuggiva
nei primi germogli
Ma non le tue mani e quel fermare
tra le labbra il vino
e il sorriso
per la ruggine delle sedie e dei capelli
fuori tempo, all'accendersi di luci
tra rughe nell'attesa, che in silenzio
tenevi con me in grembo
mentre tenevo il tuo braccio per aiutare il tiro
morbido
dalle dita si aprivano e a rosa
nei tuoi occhi increduli
serbavano la vita
che al piano delle parole, fuggiva
nei primi germogli
Ma non le tue mani e quel fermare
tra le labbra il vino
e il sorriso
per la ruggine delle sedie e dei capelli
fuori tempo, all'accendersi di luci
tra rughe nell'attesa, che in silenzio
tenevi con me in grembo
sabato 7 maggio 2011
P.S.: quattro ore
Le sedie nell'attesa
perdevano forma e la sostanza negli sguardi
delle madri, ché figlie nel fluire inarcato alle dighe
dei pensieri infermi come fiori a filo d'acqua
nel bacino amniotico, danzavano
lente quanto stellari
da ora gruppi per poi andare, ancora
legate in scie di luce bianca sul fondo nero
E poi l'assoluzione individuale
di chi va per non restare
lasciando caldo alle ritrovate forme
perdevano forma e la sostanza negli sguardi
delle madri, ché figlie nel fluire inarcato alle dighe
dei pensieri infermi come fiori a filo d'acqua
nel bacino amniotico, danzavano
lente quanto stellari
da ora gruppi per poi andare, ancora
legate in scie di luce bianca sul fondo nero
E poi l'assoluzione individuale
di chi va per non restare
lasciando caldo alle ritrovate forme
martedì 8 marzo 2011
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